Ti sei già fermato?

Il grembo di Maria

Amico mio, poiché ti conosco bene, so che il lunedì non ti è mai piaciuto.

I primi giorni della settimana li hai vissuti sempre male. Posso solo immaginare il desiderio grande che avevi soltanto ieri di iniziare questo ritiro di Avvento. Mentre oggi ti ritrovi già così scoraggiato perché ti tocca ripartire con la vita di sempre. Il lavoro, la routine, i problemi di ogni giorno. Vorrei darti un aiuto. Ti ricordi come agivi quando eri innamorato pazzo di quella ragazza? Ho un’immagine chiara di te: eri primavera anche in un inverno freddo! Sì! Pieno di gioia, di entusiasmo. Era visibile a tutti quanto fossi innamorato.

Cantavi, facevi battute, ridevi e facevi ridere tanto. Eri attento nel vestirti bene perché volevi attirare la sua attenzione. Ma quel che mi colpiva di più è che, pur essendo un dormiglione e molto pigro, ti svegliavi presto al mattino per incontrarla. Non ti pesava alzarti all’alba anche con il freddo, eri spinto dalla gioia e dall’amore. L’amore ti ridestava al mattino presto!  La melatonina, l’ormone che regola il sonno, è sempre stato troppo in circolo in te, durante quella fase dell’amore.  L’ormone del risveglio, la serotonina, lo contrastava perché per te era più bello stare con lei che riposare e dormire. Amavi dormire più di mangiare o viaggiare. Eppure l’amore ti ha cambiato, ha stravolto la tua mentalità. Ti ha migliorato, fortificato e ricostruito guarendo quelle ferite sanguinanti. L’amore per te era diventato come l’antidoto contro il morso velenoso del serpente!

Forse ti stai chiedendo perché ti riporto alla mente questi episodi. Vorrei farti capire che devi fare carburante: non puoi fare un viaggio con la tua auto, se non metti la benzina. Il ritiro serve a questo,  a fare rifornimento perché siamo rimasti a secco. E quindi siamo fermi, incapaci di muoverci, di pensare e prendere decisioni. Questo immobilismo ci scoraggia e ci fa sentire falliti.  Il fallimento cambia il nostro modo di ragionare, trasforma i nostri pensieri e ci inietta il veleno della disperazione, della confusione. Ma ciò che, probabilmente, è più terribile è che ci fa perdere noi stessi, la nostra originalità: ciò per cui io sono questo e non un altro.

Quando ci ritiriamo con Gesù Cristo, invece, e restiamo con Lui, lo conosciamo meglio. E più lo conosciamo, più troviamo noi stessi. Se stiamo con Lui lo conosciamo meglio e più ci innamoriamo di Lui. Più ci innamoriamo di Lui e più desideriamo conoscerLo. È una catena infinita. Perché Egli ha una personalità così bella che ci fa innamorare e questo stesso innamoramento ci spinge a voler sapere di più di Lui. E poiché Egli è Dio, non smetteremo mai di conoscerlo totalmente, ma scopriremo sempre di più e quindi ci innamoreremo sempre più. E, dal momento che soltanto Cristo è il vero amore e la vera pace, quando impari a gustarLo ti accorgi che niente e nessuno ti può dare queste cose in tale misura e qualità.

Il tipo di amore di Dio è un amore introvabile e speciale. Ad un certo punto desideri solo fonderti con Lui che ti trasforma in Egli stesso realmente: un Alter Christus!  La tenerezza più grande sai qual è? È che Gesù stesso desidera trasformarti in Lui. Fino al punto di dire come San Paolo: “non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”.

Quindi oggi, e nei prossimi giorni fai questo esercizio: a parole tue, chiedi a Gesù di rinnovare il tuo amore.  Se hai un po’ di tempo libero, trascorrilo con Gesù Eucaristia.  Se non puoi, usa la tua fantasia, e immagina di essere davanti a Lui e adoraLo. Perché in Dio non ci sono distanze.

Fatti aiutare dalla Santissima Vergine Maria. Chiedile di prenderti per mano e di portarti davanti a Gesù Eucaristia, dovunque tu sia. Dicembre è il mese di Maria, è il mese dell’attesa, è il mese della preghiera.

Ti lascio con questa immagine. Pensa ai nove mesi di gravidanza della Madonna. Sono stati nove mesi di ritiro e di adorazione. Lei incinta di Gesù è diventata il primo tabernacolo vivente. Chissà quante volte ha toccato con le sue mani il suo grembo e con quale amore accarezzava la sua pancia come se stesse accarezzando direttamente suo figlio e il suo Dio. Chissà quanti dialoghi che nessuno può conoscere, e che non sono stati scritti in nessun libro, ma rimasti gelosamente segreti tra Lei e il suo Gesù.

Chissà in paradiso quante volte Gesù la chiama e le dice: “Mamma, mi ricordo quando ero in te e mi accarezzavi. E ricordo che mi ripetevi spesso questa frase. Sei stata la casa più accogliente, più calda, più profumata che io abbia mai avuto. Nessuno mi ha amato come te. Ti amo mamma!”

Don Michele

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