Prega, anche se fa male

Prega, anche se fa male

Giunge al termine questo breve percorso sulla preghiera. So bene che su questo argomento si potrebbe scrivere per anni, e, magari, in futuro ci torneremo per approfondire ancora.

Gesù ha detto che noi siamo nel mondo, ma che non siamo del mondo. Affermazione con la quale il Signore ci fa capire che noi non possiamo aderire a ciò che è contrario al Suo insegnamento.

Siamo nel mondo perché siamo esseri viventi, ma in questo mondo dobbiamo portare la luce, che è Gesù. Quando un bambino riceve il battesimo viene affidata al padrino, o ai genitori, una candela che va accesa dal cero pasquale. Quindi la candela messa nelle nostre mani non deve avere luce propria: è spenta e deve essere accesa da un’altra luce, dalla fonte della luce,  Gesù. Il cero pasquale, il grande cero che viene benedetto la notte di Pasqua rimanendo acceso per 50 giorni fino a Pentecoste, e che accendiamo in alcune celebrazioni, simboleggia Cristo, Luce del mondo. Quindi il battesimo ci fa capire che non dobbiamo donare ai bambini la nostra luce, cioè i nostri pensieri, i nostri desideri, le nostre filosofie, ma Gesù Cristo. La Sua Parola, il magistero della Chiesa.

E dal momento che siamo nel mondo anche senza appartenere al mondo, abbiamo bisogno di tante cose per le quali lavoriamo tutta la vita. In tutti noi esistono tanti bisogni, e non sempre con le nostre forze possiamo arrivare a soddisfarli per i più disparati motivi.
La preghiera, allora, è anche il grido della nostra umanità che sale al Cielo. E il grido della nostra preghiera può rompere l’apparente sordità di Dio, come ci insegna anche Sant’Agostino. Nella preghiera del “Padre nostro” chiediamo a Dio il pane quotidiano, di fare la Sua volontà, di aiutarci a perdonare, proclamare il Suo regno. Noi preghiamo perché siamo deboli, meravigliosamente deboli. Se non lo fossimo, basteremmo a noi stessi e saremmo pieni di superbia e di orgoglio. Ci schiacceremo gli uno gli altri perché ognuno penserebbe di essere il vero Dio e il resto nostri sudditi.

La preghiera, invece, ci rende umili e ci fa capire che Dio è Dio, noi no.  È meraviglioso non essere Dio. Perché ci dà la possibilità di aggrapparci a Lui, di cercarLo, trovarLo, amarLo ed essere amati da Lui. Non essere Dio ci dà la possibilità di fare l’esperienza della Sua protezione, della Sua cura per noi. Tutto ciò, attraverso la preghiera ci fa uscire da quell’ansia di prestazione continua che è la malattia che colpisce oggi il 90% degli esseri umani.

La preghiera ci dona quell’umiltà di bambini che hanno diritto a riposare tra le braccia del proprio papà. E poiché siamo come i bambini e abbiamo bisogno di tante cose, ecco che pregare ci viene in aiuto, e prima ancora che arrivi sulla nostra bocca è già stata ascoltata da Dio.

Ma non sempre abbiamo la forza di pregare. Ci sono avvenimenti terribili che possono colpirci da un momento all’altro e che certamente ci tolgono la forza e il desiderio di pregare. Non sempre abbiamo forza e fantasia per una preghiera spontanea che sgorga dal cuore. Quando stiamo bene è facile lodare, chiedere, ringraziare, adorare. Tutto ci sembra leggero. Ma quando arriva il momento della prova è difficile pregare. Tutti, almeno una volta nella vita, hanno avuto questa difficoltà, anche i più grandi santi. Può persino arrivare un momento in cui sentiamo repulsione per la preghiera per mille motivi diversi. Allora abbiamo bisogno di aiuto, perché anche la nostra fantasia, la nostra spontaneità, possono trovarsi in seria difficoltà.

Anche l’amore può sembrare spegnersi e soffocare sotto la cenere della sofferenza, della pigrizia, dei test che la vita ci presenta. È proprio in quel momento che la Chiesa Cattolica ci viene in aiuto come una Madre e ci ricorda che esiste una preghiera mnemonica: una frase ripetuta, una preghiera schematica già esistente, il rosario, le novene eccetera. Attraverso questa preghiera possiamo aggrapparci come i bambini alla veste della mamma. E, a proposito di mamma, il Santo Rosario, per me dovrebbe essere pregato, (e non recitato!) ogni giorno!

Mai parlare male delle preghiere a memoria. Tante volte, mi, e ci hanno salvati. Restano un pilastro nella nostra Chiesa e nelle nostre parrocchie. La pastorale cambia, le idee vengono e vanno, ma la preghiera mnemonica resta per sempre, come pietra che costituisce il grande muro della vita della Chiesa. Gli uccelli che cantano, il rumore del vento, le onde del mare che si infrangono sulla spiaggia, i versi degli animali, il rumore della pioggia sono la preghiera mnemonica di Dio che non smette mai di donare agli uomini.

È costante, c’è sempre stata e sempre ci sarà: sempre presente! Perché noi dovremmo rifiutarla se è Dio che l’ha creata?

 

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