Chi prega, si salva. Chi non prega, si danna!
Sono le parole di Sant’Alfonso Maria dei Liguori. Perché pregare è una questione di vita o di morte!
Ma cos’è davvero la preghiera? Di solito con il termine preghiera molte persone pensano a parole o frasi dette ripetutamente e a memoria. In sé questo non è un male. Rifletteremo in seguito anche della preghiera mnemonica.
Oggi, però, cerchiamo di capire cos’è la preghiera.
Immaginiamo di essere tutti inesperti in materia. Dimentichiamo per un attimo tutta la nostra esperienza. È importante dedicarsi a questo esercizio perché tanti, dopo alcuni anni, possono essersi anche “abituati” alla preghiera. Oppure si trovano in un momento di confusione e di deserto, e quindi si è in una specie di smarrimento con tutto quel che concerne il pregare.
Se penso alla preghiera immagino due innamorati.
Quando due persone si amano davvero, basta loro uno sguardo per capirsi. Poche parole per esprimere pensieri e sentimenti. E, soprattutto, la persona amata diventa un pensiero costante, dal mattino alla sera. Chi è innamorato è sempre ferito dall’amore. In che senso?
Chi è innamorato davvero è immerso, avvolto, in una profonda nostalgia dell’altro. L’altro manca come può mancare l’aria per respirare.
Si procede con la certezza nel cuore di non riuscire a vivere senza la presenza dell’amato. La pensi, la cerchi, la chiami, la sogni ad occhi chiusi, ma anche ad occhi aperti: quella persona è il centro di tutta la vita. C’è il desiderio di abbracciarla, e soprattutto che capisca precisamente, e profondamente, ciò che c’è in fondo al cuore. Si desidera farglielo capire, raccontare, spiegare. Si cercano gesti per accompagnare quel che si dice e confermare ogni parola capace di disegnare cosa c’è dentro. Se ami e abbracci per molto tempo la persona amata sentirai il tuo cuore che si accorda con l’altro per un battito all’unisono.
Ma c’è una parola, un’espressione, che più di ogni altra può racchiudere tutti i sentimenti, i paragoni, i regali, i gesti.
Arriva il momento nel quale tutto viene racchiuso in sole due parole. Tutti coloro che provano amore ad un certo punto sentono di doverle dire, il cuore scoppia d’amore e la bocca si apre per dichiarare la sintesi di tutto ciò che si prova e: “ti amo!”
Ecco la preghiera!
Pregare significa innanzitutto uno scambio d’amore tra la creatura e il Creatore. È una relazione di dialogo costante in cui l’essere umano capisce e sente di essere amato di un amore imparagonabile, umano e divino, passionale, coinvolgente e travolgente. Un amore che guarisce, libera. Un antidoto contro ogni veleno della cultura di morte, odio, di mancanza di perdono, vendetta, ferite della vita, lutti, malattie, abbandono. Quando sentiamo l’amore di Dio nessuna tragedia può schiacciarlo.
Anzi, persino quel che sembra insuperabile, se immerso nel calice della preghiera, e dell’amore di Dio, diventa concime di pace, di gioia e di felicità.
La preghiera squarcia il velo del tempo e ci inserisce nell’Eternità: una vita senza fine.
La preghiera fonda le sue radici nell’adorazione. Parola che vuol dire, “portare alla bocca”. È un gesto d’amore, intimo.
Immaginate due persone che si amano di amore vero e sono così vicine al punto che l’una sente il respiro dell’altro e le bocche sono ormai vicine: questo significa adorazione. Si tratta di un gesto che ci ricorda quando Dio nel libro della Genesi crea l’essere umano e poi alita su quest’ultimo donandogli lo spirito di Dio e quindi lo rende un essere vivente.
La preghiera è tutto questo. Dio ti dice: “ti amo, amore mio”. E l’uomo risponde: “anch’io ti amo, Dio mio”. Ma tra questi “ti amo” ci sono tanti discorsi da fare, cose da capire, da dire e dichiarare. Ed anche tante regole su cui far luce, perché l’amore deve essere protetto, guidato, incanalato affinché non venga disperso né banalizzato.
La preghiera è un dialogo tra due amanti.
E quando due persone sono innamorate parlano molto e non hanno paura di sembrare banali nel raccontarsi ogni cosa. Anche nel descriversi. È così che deve essere il nostro rapporto con Dio. Parlare con Lui, raccontarGli i nostri pensieri, le nostre tentazioni, i nostri dubbi. E poi descrivere i dettagli della giornata, i sentimenti, ognuna delle tante guerre interiori che ci tormentano. Parlargli di quei pensieri negativi che arrivano improvvisamente e donarli a Lui. E, ancora, tra un racconto e l’altro, digli “ti amo”.
A chi ama piace ripetere il nome dell’amato. Quel nome che già conoscevi, prima dell’amore era come tanti altri. Ma l’amore è capace di riempire di significato il nome dell’amato. Piace pronunciarlo perché indica proprio quella persona.
Quel particolare cuore, il carattere, la storia, la voce, i difetti, il corpo e la vita di quella persona e basta.
La preghiera non deve essere intesa come un momento a sé della giornata, della quotidianità. La nostra vita può diventare preghiera quando diventa un dialogo costante con il Signore. Pronunciare il suo nome, “Gesù!”, significa condividere la vita con Lui.
Tra un discorso e l’altro, bisogna invocare il Suo nome come un ritornello dolce, ma nello stesso tempo forte e vibrante. InvocarLo significa invitarLo a stare con te, ad accompagnarti nella tua giornata. ChiamarLo per nome significa conoscerLo profondamente: se lo chiami, sai chi è.
Non è chiunque, non è un qualsiasi dio, è il vero Dio: Gesù Cristo! Pronunciare il Suo nome ed invocarLo significa salvezza, Eternità, camminare con Lui.
Significa frequentarLo, e quindi conoscerLo sempre di più fino al punto di voler assomigliare a Lui, all’amato.
Pregare ti porta alla santità, perché la santità è Gesù e la preghiera mette il desiderio di essere come Lui, di fare come Lui, parlare come Lui, agire come Lui. Coltivare l’amicizia con Gesù ci porterà ad essere santi.
Per oggi ti chiedo, durante la tua giornata, di soffermarti ogni tanto e chiamare Gesù. Invoca il Suo nome.
Qualsiasi cosa tu stia facendo. Che tu stia guidando o rassettando casa, che tu sia al mare o in montagna, a lavoro o in un letto d’ospedale, pronuncia il dolcissimo nome di Gesù.
Fallo ora. Invoca questo amore in un modo nuovo!
Poi ti spiegherò tutto il resto, passo dopo passo. Amen
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